In Breve
Federico Faggin unisce chip e coscienza: la teoria QIP sposta il focus dall’analisi al vissuto. Il riduzionismo logora, l’ironia lo scioglie. Tra router e respiro, capiamo meno ma percepiamo meglio. Step 2 del Metodo I.R.O.N.I.A.: un reset cognitivo quotidiano per tornare online dentro, non fuori.
Quando la filosofia incontra il modem
Il mio router ha una personalità ed è anche piuttosto pessima. Lo so perché sceglie sempre il momento peggiore per perdere la connessione: una call di lavoro, una lezione online, un pagamento.
Federico Faggin e la coscienza • introduzione alla teoria QIP e al rapporto tra chip e coscienza.
Faggin direbbe che ogni cosa è coscienza, ma davanti a quella lucina rossa mi chiedo: anche la mia rabbia lo è? Federico Faggin, l’ingegnere del microprocessore che un giorno, in preda a un’esperienza mistica (che tocca pochissimi eletti), ha deciso di parlare di anima. La cosa mi ha colpito per un fatto fondamentale che viene ripetuta più e più volte nelle filosofie orientali come buddismo, induismo e anche nelle religioni più mainstream. Faggin non ha mai separato il circuito dalla mente, il che, in un’epoca in cui tutto è ridotto a dati, è radicale. Dice: i dati nascono dalla coscienza, non il contrario. È come se un router cercasse segnale non fuori, ma dentro se stesso. Quindi secondo la sua teoria, “tutto è coscienza”. Il che rende legittimo affermare che tutto accade dentro di noi e possiamo osservarlo con consapevolezza, ma nella pratica, o meglio nella realtà quotidiana, alle poste, dal gommista o alla Lidl, reagiamo come se fossimo vittime di ciò che accade “fuori”. Corto circuito quotidiano: se tutto è coscienza, perché continuo a reagire come se non avessi alcun controllo? Forse in questa epoca tecnologia non siamo piu di riconoscere la connessione con il segnale interiore, ma solo quelli che arrivano dal nostro operatore telefonico. *Vedi anche: Federico Faggin e la coscienza.*
- In Breve
- Quando la filosofia incontra il modem
- Teoria QIP al bar: cos’è senza inciampare nei quanti
- Il riduzionismo come sport estremo (e perché la teoria QIP non ci salva dai soli numeri)
- Coscienza e Wi-Fi: quando la connessione è interna
- HowTo: Modalità aereo dell’anima
- FAQ
Teoria QIP al bar: cos’è senza inciampare nei quanti
Se provi a spiegare la teoria QIP a un tuo amico al bar, potrebbe guardarti come se avessi ordinato una birretta quantistica. Scherzi a parte, Faggin sostiene che la coscienza non emerge dal cervello: è la realtà stessa a essere fatta di consapevolezza. La coscienza è la base della realtà — quindi tutto ciò che percepiamo, anche gli oggetti materiali o le emozioni, è la coscienza che si riflette su se stessa, come se si osservasse attraverso esperienze diverse.
Tutto ciò che percepiamo – dal router alla rabbia – è un’esperienza della coscienza su se stessa.
Un giorno, stavo cercando di capire razionalmente (con logica, formule, riduzionismo) qualcosa che appartiene a un altro livello dell’esperienza — quello emotivo o percettivo. Quella sera, davanti a un foglio Excel, mentre guardavo celle e numeri alla ricerca di un errore di formula, mi è venuto da ridere e ho pensato: “Excel non può spiegare l’amore e non lo farà mai.” Alcune cose vanno solo vissute, non analizzate. Capire e sperimentare sono due mestieri diversi. La filosofia pratica, quella che interessa a chi ha una “connessione ballerina” e poco tempo, serve a ricordarlo: possiamo comprendere meno, ma percepire meglio.
Nota che sei cosciente prima ancora di capirlo: non serve teoria per sentirti vivo.
Per una sintesi più ampia vedi Faggin: coscienza e teoria QIP.
Il riduzionismo come sport estremo (e perché la teoria QIP non ci salva dai soli numeri)
C’è chi fa intere maratone, ironman, persone temerarie, eroi, che scalano montagne altissime e chi riduce tutto a una tabella di calcoli. Io, molto onestamente, appartengo alla seconda delle due categorie. Ogni volta che la realtà si complica un pochino, parto a smontarla pezzo per pezzo e analizzo di tutto: relazioni, emozioni, persino sogni e ambizioni. È la mia versione domestica del riduzionismo, ovvero la tendenza a credere che capire significhi dividere in parti sempre più piccole. Ma come per ogni sport estremo, il riduzionismo ti logora. Si chiama stress cognitivo ed è molto semplice: quando cerchi di controllare tutto, anche la più piccola cosa, la mente va in buffering totale, come la rotella di Netflix quando cade la connessione. Qui entrano in gioco i bias cognitivi: distorcono la lettura dei fatti e alimentano il bisogno di controllo. È lo stesso meccanismo che in ufficio ti fa controllare l’email ogni tre minuti, come se il prossimo messaggio potesse salvarti da qualcosa che nemmeno tu sai cos’è ma che invece ti spinge dritto in burnout.
Il Metodo I.R.O.N.I.A. serve proprio qui: usare l’ironia come reset cognitivo. Invece di combattere i tuoi pensieri o prenderli troppo sul serio, li guardi con leggerezza. Non per deriderli o sminuirli, ma per ridimensionarli — riportarli alla giusta scala di grandezza, smettendo di identificarci con essi.
In entrambe le teorie, l’idea è la stessa:
“Non sei dentro la realtà come un ingranaggio. Sei la realtà che si accorge di sé.”
Quando ironizzi su un pensiero (“Premio Nobel del disastro rimandato”), interrompi il riduzionismo cognitivo e ti riallinei alla coscienza come origine, non come prodotto. Come la realtà che si accorge di se stessa, ti accorgi di pensare, sorridi e — per un attimo — torni presente.
Lo ammetto: la prima volta che ho riso dei miei pensieri catastrofici, ho sentito più lucidità che in un’ora di mindfulness.
Lascia che il cervello perda un round: non serve vincere ogni pensiero per tornare online.
Approfondisci: Bias cognitivi.
Coscienza e Wi-Fi: quando la connessione è interna
Un bel giorno d’autunno, chiuso in un ufficio che sapeva di caffè e umidità, ho scoperto la pausa-router. Un blackout totale di circa 30 minuti fa tana libera tutti, poi il ronzio dei neon e si riparte. Dopo 30 minuti di cazzeggio quantico eravamo tutti più leggeri e quasi felici di essere al lavoro. Lì, in un ufficio di periferia, come un Buddha sotto l’albero della Bodhi, ho vissuto una metafora zen: premere il pulsante di spegnimento, aspettare, non fare niente ed eventualmente ripartire. È la metafora più onesta della consapevolezza distribuita: quella che non si trova nei manuali, ma tra un errore di rete, un po’ di cazzeggio e una respirazione profonda. Da quel giorno tra l’altro ho smesso di rincorrere il tempo, ed è stata la scelta migliore della mia vita mindfulness urbana.
C’è un altro concetto che mi piace chiamare “la modalità aereo dell’anima”. Significa disattivare le notifiche mentali, anche solo per un minuto. Non serve chiudere tutto, basta sospendere il bisogno di capire. Il silenzio è un’arte che si allena. E come ogni arte ci vogliono tonnellate di ore di pratica per essere un maestro. L’obiettivo non è quello di diventare un buddha emaciato in ritiro vipassana ma sviluppare la “non-reazione” lasciare andare. Ti lascio una guida pratica: Il Silenzio Interiore: Un Manuale per Sopravvissuti all’Epoca del Doomscrolling
Faggin direbbe che in quel momento stiamo tornando alla sorgente: la coscienza che osserva se stessa. Io lo traduco così: smetti di cercare il Wi-Fi del mondo e guarda se il segnale interno è acceso. Scollega tutto per riconnetterti davvero. Un respiro, un minuto, niente Wi-Fi. Ricorda tu sei il-cielo-e-non-le-nuvole
A questo punto, il router lampeggia, ma non mi irrita più. Capire meno, percepire meglio: forse è tutto qui il senso del Metodo I.R.O.N.I.A.
Abbiamo guardato alla coscienza con Faggin. Ora l’abbiamo riportata in cucina, tra cavi, respiri e pensieri che si credono urgenti. La prossima volta che tutto sembra offline, ricordati che la consapevolezza non ha bisogno di segnale: funziona anche in modalità aereo. Spegni tutto per cinque minuti. Non per fuggire dal mondo, ma per tornare a sentire che ne fai parte.
HowTo: Modalità aereo dell’anima
Modalità aereo dell’anima
Esercizio pratico ispirato al Metodo I.R.O.N.I.A.
-
Scollega tutto
Spegni schermo, chiudi occhi, sospendi ogni input esterno.
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Respira
Fai 6 respiri lenti concentrandoti sulle sensazioni fisiche.
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Riconnetti
Apri gli occhi e nota se il 'segnale interno' è più stabile.
FAQ
- Cos’è la teoria QIP di Federico Faggin?
- È l’idea che la coscienza non emerga dal cervello ma sia la realtà stessa: tutto ciò che percepiamo è consapevolezza che si riflette su se stessa.
- In cosa aiuta il Metodo I.R.O.N.I.A. contro il riduzionismo mentale?
- Usa l’ironia per interrompere il loop analitico e riportare i pensieri alla giusta scala, riducendo stress e over-controllo.
- Serve meditare per applicare il Metodo I.R.O.N.I.A.?
- No. Bastano micro-pause intenzionali durante la giornata, come una 'modalità aereo mentale' di pochi minuti.
- Quando l’ironia non funziona?
- Quando diventa sarcasmo verso se stessi. L’ironia del metodo è compassionevole, non giudicante.
🔹 Percorso I.R.O.N.I.A.
Step 1: Federico Faggin e la coscienza
Step 2: Se tutto è coscienza, perché continuo a litigare con il router? (questa pagina)
Step 3: Ridere della mente (in preparazione)